Il pane chapati, noto anche come pane palloncino, è un piatto tradizionale diffuso in molte culture asiatiche e mediorientali. La sua storia affonda le radici in antiche tradizioni culinarie, e il suo nome insolito, “pane palloncino,” cela un fascino che invita a scoprire i segreti di questa preparazione unica. In questo articolo, esploreremo le origini della ricetta, il motivo dietro il suo affascinante appellativo e forniremo dettagliate istruzioni su come preparare il pane chapati in forno. Inoltre, analizzeremo attentamente tre errori comuni da evitare durante la sua preparazione.
La storia del pane chapati risale a secoli fa, quando la sua semplicità divenne una caratteristica distintiva nelle cucine di varie comunità. Questo pane senza lievito è originario dell’India, dove è stato preparato per generazioni come accompagnamento a piatti ricchi di salse e spezie. La sua popolarità si è poi diffusa in tutto il subcontinente indiano e oltre, diventando un elemento essenziale nelle diete di molte persone.
Il processo di preparazione del pane chapati è strettamente legato alla cultura culinaria di ogni regione in cui è diffuso. Diverse varianti della ricetta sono emerse nel corso del tempo, ognuna con le sue caratteristiche uniche. Tuttavia, la base rimane la stessa: farina, acqua e sale mescolati per formare un impasto elastico che viene poi steso e cotto.
La denominazione “pane palloncino” potrebbe suscitare curiosità e interesse. La risposta a questa domanda affonda nelle caratteristiche fisiche del pane chapati. Quando il pane viene cotto su una superficie calda, inizia a gonfiarsi, creando un effetto simile a un palloncino che si gonfia d’aria. Questo fenomeno è il risultato della reazione tra l’acqua presente nell’impasto e il calore intenso, che genera vapore all’interno del pane. Il risultato è un pane leggero e soffice, da cui deriva l’appellativo affettuoso di “pane palloncino.”
La farina migliore per il pane chapati o palloncino è una farina semintegrale di tipo 1 o 2 perché non essendoci altri ingredienti a dare sapore è preferibile non utilizzare una farina bianca di tipo 0 o 00.
Sarà possibile miscelare le farine bianche 0 o 00 a quella integrale, oppure alla semola rimacinata o al farro.
Il pane palloncino non si gonfia se:
1) Non lo stendi molto sottilmente, perché se è più doppio ha bisogno di più tempo per cuocere per cui la parte a contatto con la padella si brucia senza che all’interno si sia asciugata tutta l’umidità e creato il vuoto. Pesando 50 g di impasto e misurando 15 cm di diametro non potrai sbagliarti.
2)Se usi solo farina integrale il pane sarà più pesante quindi l’impasto in cottura farà più fatica ad asciugarsi ed inoltre si colorirà prima. Dimezza la farina integrale con una farina bianca di tipo 0.
3)Se il pane palloncino prima si gonfia e poi si sgonfia mentre ancora lo togli e lo metti nel piatto vuol dire che all’interno è rimasta troppa umidità e il pane non si è asciugato bene. Nel caso ti dovesse capitare passalo sulla fiamma viva o qualche secondo nel microonde.
4)Una volta cotto è necessario coprire il pane per non farlo raffreddare perché altrimenti diventa duro. Coprendo il pane, il calore stesso formerà umidità per cui il pane tenderà ad abbassarsi leggermente, anche se sarà comunque buonissimo. Il mio consiglio è di effettuare la prima cottura con due girate, tenere il pane al caldo coperto ed effettuare l’ultima cottura sulla fiamma viva e portare subito in tavola.
Se non possiedi, come me, una padella in ferro per cuocere questa tipologia di pane, utilizza una padella dal fondo antiaderente molto spesso che farai riscaldare bene prima di mettere il pane (certo non dovrai aspettare che esca il fumo).
Usa una padella più grande, tipo della grandezza della mia, anche se il pane misura solo 15 cm. Il calore si distribuirà meglio e non si concentrerà su una superficie piccola rischiando di bruciare il pane.
Se hai intenzione di effettuare l’ultima cottura del pane sulla fiamma viva potrai decidere di cuocere il pane senza coperchio. Avrei modo così di vedere le bolle formarsi mentre l’impasto cuoce e magari regolare anche la fiamma sotto la pentola in modo da non rischiare che il pane si bruci. Se invece non vuoi passare il pane sulla fiamma viva per l’ultima cottura per cuocere utilizza il coperchio dall’inizio.
Il pane chapati o pane palloncino si mangia come accompagnamento a tutto ciò che è umido: spezzatini di carne, pollo allo yogurt, goulash ungherese, formaggi cremosi spalmabili, salsa tzatziki oppure con i salumi come ho fatto io.
Secondo me, il lievito di birra nell’impasto del pane chapati o palloncino non apporta alcun beneficio a questa tipologia di pane. Oltre ad allungare i tempi di preparazione con aggravio di lavoro per noi, dovendo stendere il pane molto sottilmente non ha senso aggiungere lievito. Il pane deve separarsi gonfiando e lasciando due sfoglie singole sottilissime, ancor più della piadina.
Non dobbiamo certo cuocere una pizza tipo la montanarina che deve gonfiarsi e comunque rimanere corposa. Qui l’obiettivo è un pane asciutto ma sottilissimo perciò il lievito di birra è superfluo.
In conclusione, il pane chapati o pane palloncino è un tesoro culinario ricco di storia e tradizione. La sua semplicità e versatilità lo rendono un elemento amato in molte tavole. Con un’adeguata comprensione delle sue origini, del motivo dietro il suo affascinante nome e una corretta preparazione, è possibile godere appieno di questo delizioso pane fatto in casa. Ricordate di evitare gli errori comuni durante la preparazione, e presto potrete deliziare famiglia e amici con chapati appena sfornati e irresistibili.
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