Gli anginetti, una ricetta molto antica, di cui si stanno perdendo le tracce. Nelle nostre zone al confine con il Cilento si usa prepararli per Pasqua. Sono diffusi, con altri nome e forme, in tante regioni.
Gli anginetti sono un dolce tradizionale tipico della cucina napoletana, originari della città di Angri, situata nella provincia di Salerno. Questi biscotti morbidi e profumati, a forma di ciambella, sono conosciuti in tutta Italia e sono apprezzati per il loro gusto semplice e genuino.
La storia degli anginetti risale al XVIII secolo, quando erano conosciuti come “pani di Angri” e venivano preparati con farina di grano, zucchero, uova, strutto e lievito naturale. Inizialmente, questi dolci erano considerati un prodotto della cucina povera e venivano consumati soprattutto durante le festività religiose, come la Pasqua e il Natale.
Col passare del tempo, la ricetta degli anginetti è stata arricchita con nuovi ingredienti, come il burro, la scorza di limone grattugiata e la vaniglia, che hanno conferito al dolce un sapore ancora più ricco e profumato. Oggi, gli anginetti sono una vera e propria specialità della cucina napoletana, apprezzata in tutta Italia e anche all’estero.
La preparazione degli anginetti è relativamente semplice e richiede pochi ingredienti. La farina di grano viene miscelata con lo zucchero, il burro morbido, le uova, la scorza di limone grattugiata e il lievito per dolci. L’impasto viene lavorato a mano fino a ottenere una consistenza morbida e omogenea, dopodiché viene lasciato riposare per circa mezz’ora.
Successivamente, l’impasto viene modellato a forma di ciambella e disposto su una teglia da forno rivestita di carta da forno. Gli anginetti vengono poi cotti in forno per circa 15-20 minuti, fino a quando sono dorati e fragranti.
In conclusione, gli anginetti sono un dolce tradizionale della cucina napoletana che ha origini antiche e che oggi rappresenta una vera e propria specialità gastronomica. La ricetta di questi biscotti morbidi e profumati è stata tramandata di generazione in generazione e continua a essere apprezzata per il suo gusto semplice e genuino.
L’anno scorso il mio amico pasticciere Lello Romano del Gran Caffè Romano di Solofra, con cui abbiamo già realizzato opere d’arte come la pastiera, pubblicò la ricetta di questi anginetti poco prima di Pasqua, raccomandando di trasferire le nostre tradizioni alla nuova generazione. Salvai il post con la ricetta.
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È un dolce molto povero e fatto di ingredienti semplici, che si potevano trovare in tutte le case. Il suo gusto piuttosto asciutto viene compensato dalla glassa di zucchero attorno.
Non li avevo mai preparati prima né avevo visti farli. Mi ricordavo di averli assaggiati preparati dalle suore di clausura del Monastero di fronte a casa, a Santa Lucia di Serino. Mi sono sempre piaciuti perché amo i dolci secchi. Purtroppo, proprio per la loro semplicità stanno scomparendo, sostituiti da prodotti più gustosi e saporiti, farciti magari di creme.
La loro lavorazione assomiglia molto ai tanto temuti taralli di Pasqua, la cui riuscita è spesso un terno al lotto. Leggendo e facendo un po’ di ricerche, ho scoperto che in giro ci sono tante ricette simili, dove in alcune è prevista l’ammoniaca.
Allora ho provato ad impastare una dose con pochi grammi di ammoniaca ma sono venuti troppo asciutti ed anche un poco insapori, come se l’abbinamento alcool ammoniaca togliesse gusto.
In alcune zone si preparano in occasione dei matrimoni e sono chiamati i taralli della sposa.
Il risultato è stato ottimo, un tarallino leggero e asciutto. Non si ottiene lo stesso risultato impastando con la planetaria, poiché a causa dei lunghi tempi di lavorazione a cui deve essere sottoposto, si sviluppa il glutine e l’impasto diventa poco estensibile.
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