Le ofelle sono un dolce tipico mantovano: squisite, a forma di mezzaluna, hanno un guscio di frolla che racchiude un velo di marmellata di albicocche ed un cucchiaino di impasto tipo torta margherita.

Non avevo mai avuto modo di assaggiare le ofelle. Ne conoscevo l’esistenza per averle sentite nominare nei libri di cucina: un nome che mi era rimasto impresso, perché mi avevano ricordato la signorina Ofelia, come noi a casa la chiamavamo, uno scricciolo di donna, gentile, sempre vestita di nero, distinta ed elegante sebbene non vivesse una situazione agiata, che viveva nel mio paese. Si era fermata ad abitare qui dopo essere arrivata con una compagnia teatrale intorno agli anni ’50 o ’60, credo. Chissà, forse per un amore, mi piace immaginare.

Dopo aver assaggiato le ofelle posso dire che effettivamente somigliano alla signorina Ofelia. Nella loro semplicità, sono un dolce raffinato, delicato e ricercato. Il vero segreto, secondo me, è racchiuso in quel cucchiaino di impasto di torta margherita che si mette a crudo nel ripieno e che dona al pasticcino il tocco morbido e soffice che lo rende unico.

A volte la realtà  è frutto di una concatenazione di eventi che non hanno un’origine precisa: tutto sembra accadere per caso, un evento fortuito, un colpo del destino.

Che amo la cucina ed i dolci, che mi piace anche stare tra la gente e comunicare, che mi piace raccontare i ricordi più cari, soprattutto legati al cibo, lo sapete. Mentre mi sforzo di trovare le parole giuste, di comporre la frase, nella mente prendono forma le persone, le situazioni e quello è il primo intimo piacere che ne ricavo. Impegnata in questo sforzo spesso la memoria diventa un luogo dove rifugiarsi per stare bene.

E’ così che ho conosciuto Mariella Zanardi Murari. Accomunate dallo stesso amore per la cucina ed i ricordi, ha voluto regalarmi, facendomeli recapitare a casa, in un sacchettino cucito e ricamato da lei, i suoi due libri: Il brodo delle feste e La tradizione delle feste in famiglia, in cui sono raccontate le ricette di famiglia.

Io ho pensato di ricambiare il suo dono girando un video inusuale che spero apprezzerete. Una ricetta del papà Carlo, famoso pasticciere in Mantova, tratto dal suo ricettario, le ofelle con pasta matta accompagnata dalla lettura di qualche frase che Mariella ha scritto pensando a lui.

Mentre leggevo, in quella descrizione, io ho riconosciuto mio padre.

Per una cinquantina di Ofelle:

per la pasta:

  • 600 g di farina 00
  • 200 g di zucchero semolato finissimo
  • 200 g di burro
  • 3 uova intere
  • 12 g di lievito vanigliato
  • la buccia grattugiata di mezzo limone
  • vaniglia

per il ripieno:

  • 2 uova intere
  • 100 g di zucchero a velo
  • 30 g di burro morbido
  • 70 g di farina 00
  • 30 g di fecola di patate

Inoltre:

  • 400/500 g di marmellata di albicocche.

Io ho utilizzato un coppapasta dentellato da 8 cm di diametro. Credo che sia meglio da 9 cm, anche liscio va bene lo stesso. Cuocere a 170/180 ° in modalità preferibilmente statica per una quindicina di minuti. Ho notato che più le ofelle restano bianche più sono delicate e buone da mangiare. Perciò attente alla cottura, nel caso copriamo con un foglio di alluminio. Una volta fredde cospargerle di zucchero a velo.

Mariella ricorda che il padre preparava questi dolci quando, a settembre, dalla Sicilia arrivavano le damigiane di vino Zibibo di cui si serviva nel laboratorio. In quell’occasione, anche a loro che erano bambini, veniva consentito di assaggiarne un goccio insieme alle Ofelle.

Grazie Mariella per la condivisione.