Domenica scorsa ho partecipato ad una Comunione ed il parroco, durante la celebrazione, ha ricordato che il prossimo 29 maggio, la Chiesa celebra l’Ascensione.

Immediatamente, mi sono ricordata dei tagliolini al latte di mia zia Mena, cognata di mamma.

Ogni anno, in questa occasione, arrivava a casa un contenitore di questi tagliolini. Ero piccola, ma ricordo bene il vasetto di vetro trasparente che li conteneva. Colore giallo paglierino, dato dal limone e dall’uovo contenuto nella pasta, consistenza del latte abbastanza corposa perché contenente l’amido della pasta. Si mangiavano freddi, perché il riposo faceva sì che i tagliolini diventassero tutt’uno con il latte.

Mia mamma li adorava, li mangiava esclusivamente lei. Amava tutto ciò che conteneva zucchero.

Mi ricordo che, a fine pranzo, mentre eravamo ancora tutti a tavola, mamma, prendeva il contenitore dal frigo e si predisponeva a mangiarli con grande soddisfazione.

Immancabilmente, nell’attimo stesso in cui affondava la forchetta, papà e mia sorella iniziavano la cantilena “ma come fanno a piacerti! la pasta con il latte e lo zucchero, … una cosa immangiabile…” Le parole erano un poco più colorite, così come la risposta di mamma.

Osservavo i miei familiari storcere il naso in un’espressione di disgusto tale da convincermi che avessero ragione.

Tanto che mi condizionavano, che le poche volte che mamma provava a dirmi “assaggia, sono buoni”, mi ritraevo e solo per farla contenta portavo alla bocca un filo di pasta.

C’è da dire che sia mio padre sia a mia sorella non piaceva assolutamente il latte fresco.

Diventata grande non ci ho pensato più, complice la tradizione che si è man mano diradata.

Successivamente, quando la ricerca dei ricordi più cari si è fatta prepotente, mi sono chiesta perché questo piatto si preparasse nel giorno dell’Ascensione.

Vi riporto una testimonianza (ritrovata in rete) di Sigismondo Nastri dal libro ‘A Cannarizia’, Areablu Edizioni:

“..Ho pensato sempre che questa singolare deliziosa pietanza [che mia moglie si appresta a preparare per domani] avesse la sua origine in Basilicata e di lì si fosse diffusa in Irpinia e nel Cilento. Ma poi ho trovato che, in un pranzo offerto l’8 settembre 1531 al duca di Sciartres (sic), furono imbanditi da Cristoforo di Messisbugo maccheroni alla napoletana cotti nel latte, con butirro et cannella, zuccaro e formaggio sopra. Certamente essa è legata al mondo della pastorizia perché, originariamente – così mi fu riferito – era a base di latte di capra, che per l’Ascensione veniva addirittura distribuito gratis. Poi s’è passato all’impiego di quello vaccino, più facilmente disponibile. Si riteneva, infatti, che in quel giorno particolare – l’ascesa di Gesù risorto al Cielo – il latte non dovesse essere lavorato (cioè trasformato in formaggio): non so dire se fosse più forte, in questo caso, il sentimento devozionale o il timore, derivante da superstizione, che – contravvenendo alla tradizione – le capre (o le mucche) sarebbero diventate sterili.”

Donare il latte significava quindi il distacco dai beni materiali. Questa testimonianza mi ha riportato alla mente la pastiera di tagliolini di Pasqua proprio nella zona di Napoli e zone limitrofe.

Il mio divertente ricordo ha, così, preso la forma di una tradizione antica, di un passato ormai dimenticato ma sempre importante per riportare alla luce le nostre origini.

Vi riporto la ricetta che ho preparato.

Ingredienti per 2/3 persone:

  • 100 g di farina (metà 0 e metà semola rimacinata)
  • 1 uovo grande
  • ½ lt. di latte
  • 40/50 g di zucchero
  • 30 g burro
  • sale
  • buccia di limone
  • facoltativa cannella

Nella nostra ricetta la cannella non c’era, come pure il burro. Ho cercato di migliorare un po’ la tenuta della pasta in cottura.

Prepariamo la pasta con la farina e l’uovo oppure compriamo i tagliolini all’uovo già pronti. Mettiamo a bollire il latte, la buccia di un limone, il sale, lo zucchero e il burro. Quando bolle, caliamo i tagliolini e facciamoli cuocere non più di due minuti. Scoliamoli ed aggiungiamo una nocciolina di burro per non farli attaccare. Facciamo restringere un poco il latte, eliminando la buccia del limone. Una volta raffreddato potremo aggiungerlo alla pasta e mettere tutto in frigo.

Io preferisco mangiarli ben freddi, anche il giorno dopo. E’ possibile, però, mangiarli anche caldi ed asciutti, senza il latte di accompagnamento.

Li ho trovati buonissimi. Sarà anche perché nel sapore dei tagliolini ho ritrovato mamma.

Guarda anche